-Grazie non posso- disse imbarazzata.
Poi, con un misto di orgoglio e rassegnazione, aggiunse- E’ per via del fegato, sai, stava quasi per esplodere anni fa.
E’ stata una brutta allergia, rarissima.
Quel che si offre non si rifiuta, Laura Sarai, e tu dovresti saperlo meglio di tutti.
Le lisse avevano deciso di fare le ore piccole quella notte e saltavano talmente veloce che l’unica cosa che sentivi era il rumore tonfo, sordo, eppure morbido, dell’acqua, e non riuscivi mai a vederne uno.
Ed allora mi sembrava di vederla “l’allergia” di Lauretta Sarai, vezzeggiativo di Laura, ballare su piste di coca e montagne di pastiglie, ancorata ad ogni collo di bottiglia, come in battaglia, fino allo svenimento, come quando dai un bacio dopo l’amore e stai per crollare che le braccia non ce la fanno più a restare avvinghiate alle spalle dell’amante.
Poi dovrebbe essere stato solo il buio per te, la casa e l’anoressia, la risalita e la rabbia devono essere venute dopo.
Il fantasma di tuo fratello attaccato ad ogni goccia di sudore, ad ogni preghiera e bestemmia, ad ogni pensiero di morte.
Un odio disconnesso deve averti tenuta in vita, un orologio molle che segna sempre l’ora sbagliata, o forse tuo fratello si ricordava di quella bambina si sette anni e non voleva un adolescente intossicata come compagna di viaggio.
Il giorno dopo non ritornammo, ma lo stesso non lo posso giurare per lui.
Abbagliato da quei silenzi, assordato dalle movenze lente e svogliate di quella creatura surrealista , non riuscì a fare altro.
E non gliene potevo fare una colpa.
Poi, con un misto di orgoglio e rassegnazione, aggiunse- E’ per via del fegato, sai, stava quasi per esplodere anni fa.
E’ stata una brutta allergia, rarissima.
Quel che si offre non si rifiuta, Laura Sarai, e tu dovresti saperlo meglio di tutti.
Le lisse avevano deciso di fare le ore piccole quella notte e saltavano talmente veloce che l’unica cosa che sentivi era il rumore tonfo, sordo, eppure morbido, dell’acqua, e non riuscivi mai a vederne uno.
Ed allora mi sembrava di vederla “l’allergia” di Lauretta Sarai, vezzeggiativo di Laura, ballare su piste di coca e montagne di pastiglie, ancorata ad ogni collo di bottiglia, come in battaglia, fino allo svenimento, come quando dai un bacio dopo l’amore e stai per crollare che le braccia non ce la fanno più a restare avvinghiate alle spalle dell’amante.
Poi dovrebbe essere stato solo il buio per te, la casa e l’anoressia, la risalita e la rabbia devono essere venute dopo.
Il fantasma di tuo fratello attaccato ad ogni goccia di sudore, ad ogni preghiera e bestemmia, ad ogni pensiero di morte.
Un odio disconnesso deve averti tenuta in vita, un orologio molle che segna sempre l’ora sbagliata, o forse tuo fratello si ricordava di quella bambina si sette anni e non voleva un adolescente intossicata come compagna di viaggio.
Il giorno dopo non ritornammo, ma lo stesso non lo posso giurare per lui.
Abbagliato da quei silenzi, assordato dalle movenze lente e svogliate di quella creatura surrealista , non riuscì a fare altro.
E non gliene potevo fare una colpa.